PROTEGGI IL PATRIMONIO
E IL REDDITO DELLA TUA FAMIGLIA

La crisi finanziaria sbarcata nel nostro Paese dal 2008 ha, fra l’altro, mostrato tutte le debolezze del tessuto economico italiano.

Tali criticità evidenziate, derivano da diversi fattori tutti riconducibili al tessuto connettivo aziendale italiano costituito prevalentemente da imprese di natura familiare, anche se strutturate sotto forma di società di capitali, ossia indirizzate e gestite da famiglie dove la ricchezza dell’impresa e quella della famiglia sono fra loro interdipendenti: il reddito della famiglia potrebbe, in moltissimi casi, dipendere in maniera rilevante dalla capacità dell’impresa di produrre ricchezza.

Riconosciuto tale assunto:

  1. Perché l’imprenditore ed i suoi Consulenti non si sono mai posti in passato e, purtroppo ancora oggi in troppe casistiche analizzate non si pongono, obiettivi di tutela del Patrimonio Familiare, sottoponendo così allo stesso rischio d’impresa le risorse economiche da esso derivanti che dovrebbero invece essere il fondamento di una solidità e tranquillità esistenziale?

  2. Perché non si decide di sottrarre alle fluttuanti dinamiche di mercato spesso incomprensibili e di difficile previsione tipiche dell’impresa, i risultati conseguiti con sacrificio attraverso l’attività della stessa a mezzo di opportune pianificazioni preventive di tutela del patrimonio dell’imprenditore e del suo nucleo familiare?

Le ragioni sono molteplici e risiedono in comportamenti dettati per lo più dall’esperienza vissuta(imprenditore) e dall’involuzione morale e professionale di alcuni cosiddetti ”Consulenti” :

L’imprenditore può essere compreso, ma non giustificato. Egli giustamente crede nel suo progetto imprenditoriale e l’evoluzione economica, nella sua storicità, ha sempre confermato le ragioni della sua convinzione: nel 2008 però il vissuto esperienziale che l’imprenditore presumeva di conoscere ed applicare nel concetto di crescita economica è stato, forse per sempre, modificato. Tale concetto non è più lineare ma circolare ed imprevedibile: l’esistenza di un’azienda oggi non dipende più dalla sola capacità dell’Imprenditore ma sempre più da fattori esogeni all’impresa stessa come l’operare a stretto contatto con molteplici controparti di cui non si conoscono preventivamente le intrinseche potenziali “infezioni” che possono contaminarla.

Nel caso dei Consulenti dell’Impresa invece, la questione è molto più seria. Essi non sono stati capaci di colmare le carenze organizzative-manageriali che caratterizzano le PMI con particolare riguardo alla governance aziendale. Non hanno saputo fare “cultura d’impresa” né proporre interventi efficaci; laddove i sintomi del degrado si sono manifestati non hanno avuto la capacità di capirne le cause, isolarne gli effetti ed elaborare strategie progettuali rigenerative alternative, cercando di annullare le immancabili negative ripercussioni sulla “compagine familiare” e sul suo patrimonio.

Nell’ultimo quinquennio abbiamo incontrato numerose realtà aziendali ormai “distrutte” dal degrado che per l’errata impostazione messa in atto autonomamente o suggerita, hanno trascinato nel baratro le Famiglie a loro collegate, famiglie agiate improvvisamente impoverite.

In questi casi ci viene chiesto di intervenire per salvare il salvabile. Molto spesso, i danni più rilevanti causati all’impresa familiare ed al patrimonio della Famiglia, derivano dagli stessi interventi messi in atto per risolvere la crisi.

In generale, il concetto di fondo che si vuole evidenziare con vigore è che la vita dell’Impresa familiare e quella del nucleo familiare sono tra loro correlate, necessitano di trattazione separata ma integrata.

Ciò che potenzialmente può accadere a livello di singolo componente della famiglia potrebbe avere ripercussioni all’interno dell’Azienda familiare e viceversa.

Breve elenco, non esaustivo, di cause di degrado che hanno origine

1) Da un componente della Famiglia e che possono avere potenziali conseguenze sulla continuità operativa dell’impresa:

  • Salute

  • Disabilità

  • Morte

  • Sicurezza personale

  • Dipendenze fisiche e comportamentali

  • Divorzio/separazione

  • Successione

  • Atti pregiudizievoli di un familiare

  • Aggressione dei creditori

  • Frode/atti illeciti

2) Dalle dinamiche della gestione aziendale che possono ripercuotersi sulla vita familiare

  • Rischi fiscali, civili e penali – Compliance (L. 231, sicurezza sul lavoro, antiriciclaggio, privacy, etc.)

  • Rischio Paese

  • Rischio di controparte – fornitori, clienti e banche

  • Rischio ecologico ed ambientale

  • Rischio sulle quotazioni della materia prima

  • Rischio di credito

Perché molto spesso gli interventi messi in atto per superare la crisi avrebbero causato la distruzione della ricchezza della Famiglia?

In primo luogo, l’Imprenditore non inquadra bene l’obiettivo. Egli non è lucido e quindi non in grado di focalizzare bene il percorso per arrivare al traguardo prefissato perché sta vivendo una situazione per lui anomala ed ha bisogno di aiuto. I Consulenti interpellati hanno mostrato (mostrano) inadeguatezza nel dargli sostegno per due ordini di motivi:

  1. sono molto spesso “specialisti” ed in quanto tali inadatti ad effettuare una adeguata valutazione del quadro tecnico aziendale.

  2. In altri casi si permettono di dare soluzioni senza aver effettuato un’attenta valutazione, arrogandosi il diritto di sostituirsi all’imprenditore nel definire e scegliere le azioni da intraprendere con la piena consapevolezza però che il rischio d’impresa non li riguarda.

Cosa fare per aiutare l’Imprenditore a seguire una strada piuttosto che un’altra?

Il Consulente deve essere il vero “arbitro” per una scelta consapevole dell’Imprenditore.
Egli deve aiutarlo a:

  • identificare bene il suo Obiettivo in funzione delle finalità da lui espresse

  • individuare uno o più percorsi da seguire per il suo raggiungimento

  • comprendere i costi e benefici delle diverse strade da seguire

  • scegliere in maniera consapevole il percorso che lui ritiene migliore.

Questo processo, basato sul buon senso, è semplice e appare banale. Ma quello che abbiamo potuto registrare in questi anni di crisi è che il buon senso non è stato quasi mai adottato. Abbiamo visto far scegliere strade che non si possono descrivere in questa sede ma che hanno un fattor comune: l’imprenditore ha pagato centinaia di migliaia di €uro ai propri consulenti per vedersi depauperare il Patrimonio Familiare (EUTANASIA)